martedì 24 giugno 2008

Mandorla e i filtri d'amore!

Originaria dell'Asia, la mandorla cresceva già nell'età della pietra e presumibilmente venne coltivata a partire dall'età del bronzo, diventando il primo frutto lavorato dell'antichità. Questa pianta è quella che fiorisce per prima, e una leggenda greca ne svelerebbe il perché. “Demofonte e Fillide stavano per unirsi in matrimonio, quando il futuro sposo, per l’improvvisa morte del padre, fu costretto a tornare ad Atene. Demofonte, partito promettendo di tornare entra breve tempo, ritardò così tanto, che Fillide per nostalgia d’amore s’impiccò. Sulla sua tomba, come simbolo di dolore, nacque un albero di mandorlo dalle foglie inaridite. Tre mesi dopo, Demofonte ritornò e, scoperta la tragedia, andò a versare lacrime disperate sull’albero spoglio del sepolcro della sua cara. Fu allora che gli dei, colpiti da tanta prostrazione, gli lanciarono un segno dell’amore di Fillide, facendo ammantare il mandorlo, prematuramente rispetto alle altre piante, di una chioma verde ricolma di splendidi fiori”. Presso gli antichi Romani, la mandorla era ritenuta un rimedio contro l’ubriachezza. Plutarco narra di un medico che, ospite del figlio dell’imperatore Tiberio, sfidava sfrontatamente chiunque a bere del vino. Il mistero della sua “forza” rimase inaccessibile fino al giorno che fu sorpreso a mangiare mandorle prima del pasto. Inquisito per lo strano comportamento, confessò che se non avesse mangiato quei frutti, anche una minima quantità di vino gli avrebbe dato alla testa. Carlo Magno contribuì alla diffusione del mandorlo, perché considerato una pianta che donava un cibo completo, dalle proprietà stimolanti e curative. Nel Medioevo la mandorla divenne uno degli ingredienti più usati sia nella cucina di corte che per gli afrodisiaci e i filtri d’amore. Tale successo era legato oltre che alle proprietà nutrienti e corroboranti del frutto, contiene quasi il doppio delle proteine della carne di manzo, anche alla sua forma che s’immaginava rappresentasse l’organo femminile pronto ad aprirsi nell’atto di generare la vita. L'usanza di regalare e mangiare confetti di mandorle in occasione di nozze e battesimi deriva proprio dal valore simbolico di prosperità collegato alla mandorla. Analogamente nella tradizione araba sia le mandorle intere che i dolci a base di pasta di mandorle venivano apprezzati per i reconditi poteri afrodisiaci. Con questi frutti si preparava anche una bevande energetica: il latte di mandorle , la cui ricetta sembra venne sperimentata nei monasteri. Questo latte era anche una vera risorsa di tutta la cucina aristocratica: fondo di cottura per brodi, addensante per salse, componente per dolci ecc. La medicina umorale medioevale riponeva grandi aspettative nelle mandorle, prescrivendole nei casi di deperimento per ringiovanire e potenziare l'attività sessuale, tanto che nel XVI sec. il medico-botanico Mattioli dichiarava: "... molti le usino ne restaurativi e nelle medicine che aumentano il coito". Per tutto il '700 le mandorle ebbero fama di afrodisiaci, diventando ingrediente essenziale anche dei biscotti "restaurativi". Altro prodotto derivato dalle mandorle è l'olio, già conosciuto in epoca classica, ottenuto dalla spremitura a freddo dei semi sia di mandorle dolci che amare. L’olio di mandorle amare, buono nelle preparazioni dolci, non è utilizzato ad uso esterno perché ricco di acido cianidrico, potente veleno. L’olio spremuto dalla mandorle dolci viene impiegato soprattutto in cosmesi: -combatte l'invecchiamento cutaneo; -efficace contro le smagliature, soprattutto nel periodo di gravidanza; -ideale nel trattamento delle pelli secche e arrossate; -attenua il prurito in caso di morbillo, varicella ed eczema; -rigenera i capelli sfibrati e opachi.

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